Tennis mondiale a senso unico: Sinner e Alcaraz fanno storia a parte, rendendo ogni torneo un duello tra giganti e un déjà-vu per tutti gli altri.
“Non c’è niente che noi poveri ragazzi possiamo fare al momento contro quei due”. La frase di Alex Michelsen, numero 36 del ranking ATP, racchiude meglio di qualsiasi analisi il momento che vive il tennis maschile: un’era segnata dal dominio incontrastato di Jannik Sinner e Carlos Alcaraz.

I due fenomeni europei stanno riscrivendo le regole del gioco, lasciando agli altri solo briciole. E, spesso, neanche quello. Michelsen ha parlato di loro nel podcast Nothing Major, insieme ai suoi colleghi John Isner, Steve Johnson, Sam Querrey e Jack Sock: “Quando qualcuno in spogliatoio dice ‘Posso vincere lo US Open’, tutti scoppiano a ridere“. Un’ammissione di resa, in un certo senso, ma anche la conferma di quanto il livello raggiunto dai primi 2 del ranking sia ormai off-limits per tutti. O quasi.
L’unico che ancora può mettersi di traverso, secondo l’americano, è Novak Djokovic: “Forse lui può ancora fare qualcosa – ha osservato – ma c’è anche l’età da considerare”. Il serbo, 38 anni, rimane terzo nella Race e ha raggiunto tutte le semifinali Slam del 2025, segno che ha ancora diverse cartucce da sparare.
“Sì, posso vincere lo US Open”… e lo spogliatoio scoppia a ridere
Eppure, contro Sinner e Alcaraz, nei match lunghi, anche il leggendario campione serbo ha dovuto arrendersi.

Il dato anagrafico è eloquente: Djokovic è del 1987, mentre Jannik e Carlos hanno rispettivamente 24 e 22 anni. Troppa differenza, soprattutto quando in campo esplodono potenza, intensità e ritmo. Michelsen lo sa bene: contro Sinner ha perso due volte nel 2024 (a Cincinnati e agli US Open), e in Laver Cup è stato battuto anche nel doppio contro Alcaraz.
Insomma, nel tennis di oggi la vera partita è per il terzo posto. Al resto del circuito non rimane altro da fare che guardare. E applaudire, naturalmente, perché questa nuova dittatura o due, che piaccia loro o meno, lo merita.