Dopo la rinuncia alla Coppa Davis, non si placano le polemiche: la richiesta arrivata nelle scorse ore ha messo molto in difficoltà Jannik Sinner.
La vera partita, in questi giorni, non si sta disputando in campo, ma ai margini. La decisione di Jannik Sinner di non partecipare alle Finali di Coppa Davis a Bologna, in programma il mese prossimo, continua a generare reazioni, titoli strillatissimi e, com’è giusto che sia, anche opinioni contrastanti.

E ora, in maniera forse un po’ inaspettata, nella discussione è entrato anche il Codacons, che ha annunciato una petizione contro l’attuale numero 2del mondo. Attraverso un comunicato ufficiale, l’associazione dei consumatori ha chiesto che a Sinner vengano revocate tutte le onorificenze ricevute negli ultimi anni. Il testo è netto e non lascia spazio ad altre interpretazioni: “La scelta di rinunciare a giocare la Coppa Davis rappresenta uno schiaffo all’Italia, agli italiani e a milioni di appassionati di tennis”.
Secondo l’ente, sostanzialmente, un atleta che rinuncia a vestire i colori della Nazionale non può allo stesso tempo “rappresentare l’Italia nel mondo quando c’è da ritirare riconoscimenti ufficiali”. Anche le medaglie, dunque, oltre all’affetto che i tifosi hanno sempre mostrato nei suoi confronti, stanno traballando in queste ore.
Sinner, il “no” ha un prezzo altissimo
Nel mirino del Codacons ci sarebbero, giusto per intenderci, titoli simbolici come il ruolo di ambasciatore della diplomazia dello sport e la cittadinanza onoraria della città di Torino, concessa dopo i trionfi del 2023.

Il comunicato si chiude con un passaggio ancora più polemico: “Se Sinner dedicasse meno tempo a girare spot pubblicitari, forse rappresenterebbe meglio il proprio Paese nello sport e fuori dallo sport”. Parole dure, che hanno subito acceso il dibattito tra chi difende l’autonomia decisionale dell’atleta e chi invoca, invece, una sorta di dovere morale verso la maglia azzurra.
Le polemiche sorte, indipendentemente dal fatto che siano giuste o meno, dimostra quanto il suo nome, oggi, trascenda il campo: Jannik non è solo un campione, è un simbolo nazionale, e ogni sua decisione risuona, alla luce di ciò, come una questione di “identità”. Un peso che forse nemmeno lui avrebbe mai cercato.