In finale all’Atp di Vienna, Jannik Sinner si è affidato ancora al suo “elisir” segreto: ecco perché è stato provvidenziale per il campione azzurro.
Non c’è bacchetta magica. O quasi. A Vienna, nella finale vinta contro un agguerritissimo Alexander Zverev, Jannik Sinner ha tirato fuori ancora una volta, infatti, la sua “pozione segreta”: un sorso di succo di cetriolini sott’aceto. Lo ha bevuto – che coraggio! – nel cambio campo tra il settimo e l’ottavo game del terzo set, ma non era la prima volta che lo faceva.

Questo gesto fa ormai parte del suo rituale, che è tanto curioso quanto efficace. Il match è stato molto intenso, fisico, con scambi lunghi e tensione costante. Nel finale, come certamente avranno notato spettatori e telespettatori, Sinner ha accusato un piccolo accenno di crampi alla coscia sinistra, ma è bastato un sorso di quel liquido dal gusto quasi “proibito” per ripartire come se nulla fosse.
“Disgustoso”, lo aveva definito qualche tempo fa Daniil Medvedev. E sarà come dice lui, probabilmente, ma, come spesso accade, ciò che disgusta… funziona. Eccome se funziona.
A Vienna, tra crampi e sottaceti: il curioso segreto di Sinner
Dietro il segreto del pickle juice che Jannik ha mandato giù durante la finale viennese, c’è la scienza: la bevanda è ricca di potassio, magnesio e sodio, elementi che possono aiutare a contrastare la disidratazione e i microcrampi muscolari. Il sodio, in particolare, agisce bloccando il riflesso nervoso che genera l’irrigidimento, regalando all’atleta un sollievo immediato.

Sinner ormai lo sa, tanto è vero che lo utilizza nei momenti chiave. E così, tra un sorso e l’altro, ha trovato la forza per chiudere il match e brindare al titolo con un “calice” al retrogusto di cetriolino.
Sul campo di Vienna, sotto gli occhi dei genitori e della fidanzata, il numero 2 del mondo ha dimostrato ancora una volta, dunque, che il successo nasce anche da dettagli minuscoli. Non sempre serve una pozione magica. A volte basta solo sapere cosa bere, e quando.



