Jannik Sinner ha scritto ogni giorno ai suoi connazionali durante la Davis: il retroscena sul filo diretto che ha influenzato la vittoria italiana.
No, Jannik Sinner non ha fatto parte, stavolta, del battaglione azzurro in trasferta a Bologna per la sua terza impresa mondiale consecutiva. La sua assenza, come si ricorderà, era anzi diventata un caso nazionale. Eppure, nonostante il numero 2 del mondo non fosse fisicamente con la squadra, la sua presenza è stata molto più concreta di quanto si pensasse.

Il capitano di Coppa Davis Filippo Volandri ha svelato che, durante tutta la settimana della competizione, l’altoatesino ha scritto ogni singolo giorno ai suoi connazionali, nella chat della squadra. Non per un saluto formale, non per rivolgere loro un mero messaggio di circostanza, quanto piuttosto per confrontarsi quotidianamente con ognuno di loro, sia dal punto di vista tecnico che mentale. Un filo diretto stabile, privato, che potrebbe avere inciso sugli equilibri della Nazionale più fortemente di quanto si pensi.
Volandri, dal canto suo, lo ha raccontato senza retorica: Sinner ha chiesto aggiornamenti costanti, ha offerto punti di vista personali, ha condiviso valutazioni sui singoli e, dettaglio decisivo, ha dato un consiglio specifico che, a detta del capitano, si è rivelato “vincente”: “Mi ha detto ‘fai come hai sempre fatto, tieni unito il gruppo e affidati ai giocatori’“. Sarebbero state queste le parole del numero 2 al coach azzurro.
Il retroscena che lega Sinner alla spedizione azzurra
Sinner era lontano, dunque, ma non troppo. Non ha dettato la linea, non essendoci, ma ha comunque messo a disposizione della Nazionale la sua esperienza, senza interferire con quella di chi era lì a giocarsi tutto.

Per la squadra, però, quel contatto deve avere rappresentato un appoggio psicologico forte. Sapere che Jannik li seguiva in ogni dettaglio, che partecipasse in modalità “fantasma”, potrebbe avere contribuito a cementare l’ambiente.
Col senno di poi, lo si può dire: la Davis è stata vinta anche grazie a quella presenza silenziosa, con quel confronto a distanza di cui nessuno era a conoscenza e che ora aggiunge un tassello alla narrazione. Non c’era, no. Eppure, in qualche modo, c’era ugualmente.



