Il “no” che ha scritto la storia di Sinner: clamorosa rivelazione

Una storia mai iniziata, un sì che non è arrivato e un percorso diventato leggenda: il destino di Sinner passa anche da ciò che non è accaduto.

Certe storie non decollano mai, eppure incidono comunque, seppur paradossalmente, sulla quotidianità di quelli che sarebbero potuti essere i loro protagonisti.

Sinner
Il “no” che ha scritto la storia di Sinner: clamorosa rivelazione (AnsaFoto) – Bettingnews.it

Pensate un po’: nel 2022, Jannik Sinner aveva bussato nientepopodimeno che alla porta di Boris Becker, il campione tedesco diventato leggenda a 17 anni vincendo Wimbledon. Gli aveva chiesto di diventare il suo allenatore. Un contatto segreto, confermato dallo stesso Becker in un’intervista al Corriere della Sera: “Mi aveva chiesto di allenarlo, ma aspettavo la sentenza di Londra. Gli dissi che non potevo impegnarmi. Però non volevo lasciarlo solo: gli suggerii due nomi, e uno era Darren Cahill“.

Il resto della storia la conosciamo: Cahill e Vagnozzi, un team vincente, quattro Slam, la vetta del ranking mondiale e un’ascesa inarrestabile, resa possibile da un miglioramento esponenziale in tutti gli ambiti. Ma cosa sarebbe successo, è lecito domandarsi a questo punto, se Becker avesse detto sì?

Sinner gli deve tutto: chi lo avrebbe mai detto?

Sinner avrebbe trovato un maestro dal carisma “ingombrante”, capace di forgiare talenti ma anche di spingerli oltre i propri limiti. Forse il giovane Jannik avrebbe bruciato ancora di più le tappe, ma avrebbe dovuto convivere con un’energia diversa, più esplosiva. Più rischiosa, probabilmente.

Cahill
Sinner gli deve tutto: chi lo avrebbe mai detto? (AnsaFoto) – Bettingnews.it

Becker, invece, avrebbe trovato in lui il riflesso del sé diciassettenne: talento puro, disciplina assoluta, la stessa fame di vincere. È una sliding door perfetta: un “quasi sì” che ha scritto, paradossalmente, il finale giusto. La storia perfetta per quel campione oggi noto in tutto il mondo. Perché è stato proprio il consiglio di Becker, ossia scegliere Cahill, ad aver portato Sinner dove è oggi.

Un “no” che, col senno di poi, è diventato il più bel regalo che Boris potesse fargli. Eppure, resta il fascino di quella possibilità sfiorata: Sinner e Becker, due mondi paralleli che per un attimo si sono toccati. Un allenatore che poteva cambiare il destino di un campione. E un campione che, per via di quel no, ha visto cambiare per sempre il suo destino.

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