A Stoccolma Matteo Berrettini ritrova il “coraggio” e lancia un appello all’Atp: la sua richiesta arriva alla luce di quanto accaduto nelle scorse settimane.
Matteo Berrettini è tornato a lottare, ma attenzione: la sua idea, almeno così sembrerebbe, è quella di farlo non solo servendosi della sua racchetta, ma di usare anche con la testa. E la voce.

Il tennista romano, impegnato questa settimana all’Atp 250 di Stoccolma, sta cercando di dare una svolta a un finale di stagione che fin qui gli ha regalato più ombre che luci. E mentre, pian piano, cerca di risalire la china, il finalista di Wimbledon 2021 ha trovato spazio per affrontare un tema che riguarda tutti: la salute dei giocatori. Intervistato da Tennis Masterr a durante il torneo, l’ex numero 6 del mondo si è lasciato andare ad uno sfogo senza precedenti.
Ha espressamente richiesto all’Atp, cioè, di introdurre una vera e propria “regola del caldo”, per proteggere i tennisti in condizioni ambientali estreme. Anche per lui, come per altri, la situazione affrontata in Asia è stata la goccia che ha fatto letteralmente traboccare il vaso. “Durante lo swing asiatico – ha osservato – ho sperimentato situazioni mai viste prima. A Hangzhou faceva così caldo che non potevamo crederci. Serve una regola per evitare che qualcuno si faccia male”.
Cuore caldo, testa lucida: Berrettini torna e fa sentire la sua voce
Berrettini ha ricordato che anche pochi gradi di differenza, in determinate circostanze, possono cambiare tutto: “Giocare con cinque gradi in più o in meno fa la differenza. Alla fine, la salute viene prima di tutto, ma anche lo spettacolo”.

Sul piano personale, Matteo si mostra fiducioso: “Il mio corpo sta bene. Finché corro, lotto e urlo, sto bene”. Una frase che sa di sfida, ma anche di consapevolezza. Dopo anni di battaglie fisiche, Berrettini sa che il suo corpo gli sta presentando il conto, ma non per questo ha intenzione di arrendersi.
A Stoccolma, dunque, il romano dimostra ancora una volta di essere più di un tennista: un atleta che lotta, pensa e parla per sé e per gli altri.