Matteo Berrettini ha provato a convincerlo in tutti i modi, ma il destino era segnato: niente ripensamenti, l’Italia dovrà farne a meno nella Davis.
Se n’è parlato talmente tanto, nelle ultime ore, che a questo punto dovrebbero saperlo perfino i muri. Jannik Sinner ha scelto di saltare la fase finale della Coppa Davis 2025. Nessuna trattativa, nessuna mediazione: si è trattato, molto più semplicemente, di una decisione unilaterale, presa insieme al suo team, che la Federtennis non ha potuto fare altro che accettare. Subire passivamente.

“Con il mio team abbiamo deciso così – queste le parole del numero 2 del mondo – perché la stagione è molto lunga e ho bisogno di una settimana extra per prepararmi al meglio per l’Australia”. Non ci è voluto molto, come facilmente intuibile, perché infuriasse la polemica. Nessuno riesce a comprendere perché Sinner abbia inteso “tradire” così il suo Paese e rinunciare alla competizione a squadre.
Una scelta che fa rumore, anche perché arriva dopo due anni in cui il campione altoatesino è stato protagonista assoluto del trionfo azzurro. Il capitano Filippo Volandri ha annunciato la sua assenza con parole diplomatiche: “La Coppa Davis è e resterà casa sua. Sono certo che tornerà presto a far parte del gruppo”. Ma c’è un altro retroscena molto interessante sul quale vale la pena soffermarsi.
Berrettini, tutto inutile: Sinner non ha ceduto
Dietro le quinte, infatti, non sono mancati i tentativi di farlo tornare sui suoi passi: ci ha provato anche, a quanto pare, Matteo Berrettini, e, insieme a lui, il presidente Angelo Binaghi. Tutto inutile. “Comprendiamo e rispettiamo la sua scelta, ma per noi è una decisione dolorosa”, ha ammesso il numero uno della FITP.

Al posto di Sinner, la squadra che difenderà il titolo sarà composta da Musetti, Cobolli, Bolelli, Vavassori e Berrettini, pronto a guidare il gruppo: “Un onore essere tra i convocati – ha detto Matteo – rappresentare l’Italia è sempre un’emozione unica”.
Il dado è tratto e il messaggio è ormai chiaro: Jannik pensa già al 2026. Ma intanto, ed è questa la brutta notizia, l’Italia dovrà provarci senza di lui.