Berrettini, il retroscena che ha cambiato la finale: panico all’antidoping

La finale di Coppa Davis è stata tutt’altro che una passeggiata. Ci ha pensato Matteo Berrettini a rivelare cosa è accaduto dietro le quinte.

Matteo Berrettini ha mostrato tutta la sua forza nelle semifinali e nella finale di Coppa Davis, ma secondo il racconto che ha fatto alla stampa, il momento più intenso e concitato della competizione a squadre non è stato sul campo da gioco. E a rivelarlo, durante uno dei rari momenti seri di quella che è stata una conferenza stampa allegra e goliardica, è stato proprio l’ex numero 6 del mondo.

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Berrettini, il retroscena che ha cambiato la finale: panico all’antidoping (AnsaFoto) – Bettingnews.it

È un retroscena potente quello svelato dal tennista romano: a match archiviato, subito dopo il punto della vittoria contro Pablo Carreno Busta, Berrettini è stato chiamato per le classiche procedure di controllo antidoping. Mentre molti lo immaginavano, in quel momento, con la testa libera e la gioia di aver regalato all’Italia il primo punto, lui aveva i nervi a fior di pelle per la partita tostissima che l’amico Cobolli avrebbe affrontato da lì a breve.

“Mi sono detto ‘Ok, perdo i primi 20 minuti di Flavio’”, ha raccontato, consapevole che quel ritardo significava lasciar da solo il compagno di squadra in un momento cruciale. Ma i primi 20 minuti non sarebbero stati altro che una finestra brevissima, se solo Jaume Munar non avesse giocato sin da subito al meglio delle sue possibilità.

Berrettini, per Cobolli (e non solo) questo e altro

Proprio in quel momento, mentre Cobolli soccombeva a Munar, è arrivato un messaggio decisivo: Lorenzo Sonego gli ha scritto “Vieni subito”, lasciando intendere che le cose si stavano mettendo male e che la squadra aveva bisogno del suo motivatore numero uno.

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Berrettini, per Cobolli questo e altro (AnsaFoto) – Bettingnews.it

Non è stata una frase di circostanza, ma un richiamo concreto: Berrettini doveva essere lì, con i suoi compagni, per dare forza a Flavio, che stava attraversando un momento difficile. Ecco, quel messaggio riflette la vera essenza della squadra italiana, la sua arma più potente: l’unione. Berrettini non solo ha dato punti in campo, ma ha svolto un ruolo di motivatore, anche quando fisicamente non poteva giocare.

Ecco perché la vittoria in Davis è speciale. Non è solo un trofeo che si alza. È il risultato di una squadra con una dimensione umana profonda, capace di essere unita anche quando la pressione è al massimo. Ed è questo, forse, a rendere ancor più grande il trionfo azzurro.

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