Matteo Berrettini cambia marcia: all’orizzonte un 2026 senza target numerici, con focus su equilibrio, mental coaching e piacere di giocare.
Si è preparato a Dubai, sotto la supervisione del fedele Alessandro Bega e dell’inaspettato Thomas Enqvist, che si vocifera possa entrare a far parte del suo team in maniera ufficiale.

Stavolta Matteo Berrettini non ha voluto lasciare nulla al caso e, in aggiunta a questo, ha anche lanciato, nelle scorse ore, una frase che, letta con attenzione, è più di una semplice dichiarazione pre-stagionale: “Non mi do obiettivi di risultato per il 2026 – ha detto a sorpresa a Men’s Health l’ex numero 6 del mondo – non mi stimolano più di tanto”.
Così il tennista romano ha spiegato il suo approccio alla nuova annata: niente numeri, niente ranking, nessuna aspettativa. Eppure, nella sostanza, c’è molto di più. Berrettini non sta abdicando e non sta neppure lasciando il campo alla casualità: sta condividendo con il pubblico, bensì, un principio chiaro di gestione mentale e di equilibrio umano, prima ancora che sportivo. Molto semplicemente, dopo una stagione in cui ha giocato 39 partite, ottenuto vittorie importantissime come quelle in Coppa Davis con l’Italia e chiuso con un ranking che non rispecchia le sue potenzialità, l’azzurro sembra voler ripensare la competitività partendo dall’interno.
Berrettini, bando ai numeri: il 2026 è zen
Non vuole essere schiavo di numeri e scadenze, ma intende tornare a costruire performance solide passando da benessere mentale, gestione del carico e piacere di giocare. “So che i risultati arrivano passando da altro”, sottolineando il lavoro sulla testa come ingrediente imprescindibile.

Non è un espediente retorico. Nell’intervista Berrettini ribadisce che la preparazione mentale dura 365 giorni e che non è occasionale, ma anche che capire come gestire viaggi, allenamenti e pressioni esterne è parte integrante del lavoro e, dunque, della competizione.
Il suo messaggio al circuito è chiaro, insomma: non serve fissare numeri per dare senso a una stagione. Serve invece trasformare la qualità del gioco e della testa in qualcosa di misurabile dai risultati. E chissà che il suo nuovo approccio zen non possa rivelarsi la vera mossa vincente del 2026.



